Dostoevskij, Aleksandr Popov e Michael Phelps

Lev Nikolaevic Myškin è stato definito “il Cristo moderno” perché il candore della sua anima non era di questo mondo. Dostoevskij mette in bocca al principe una serie di frasi, lo fa muovere in atteggiamenti tali da marchiare a fuoco sulla pelle dell’umanità il concetto di nobiltà d’animo, di splendore morale. Ogni bene ha un male e il male di Myškin si chiama Parfën Rogožin, ben prima dell’epilessia.
Lo stesso Dostoevskij descrive così la genesi del personaggio:

« Da tempo mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest’idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d’oggi soprattutto. »

Ora, io ho questo problema di dover legare i personaggi che amo alle persone che ammiro e il mio Myškin, per me, si chiama Aleksandr Popov. La biografia ufficiale recita: nato il 16 novembre 1971 a Ekaterinburg, la città dell’eccidio dei Romanov, Sasha odiava l’acqua e nuotava a dorso. Un giorno decide di guardare in faccia il nemico e cambia la storia. La sua, ma pure quella dello sport che ha scelto d’onorare.
Alle Olimpiadi di Barcellona, mentre Freddie Mercury duetta duro con Montserrat Caballé, Popov si porta a casa l’oro individuale nei 50 e nei 100 stile libero. E deve ancora compiere 21 anni.
Si presenta ad Atlanta, nel 1996, per difendere un titolo difficile, in casa dell’avversario più forte, Gary Hall jr. Le immagini pre gara a bordo piscina, prima dei 100 sl, me le porto dentro da vent’anni. Popov tranquillo, muto, si scalda. Era ancora la sciagurata epoca del costume slip. Indossava solo una t-shirt bianca e gli occhialini, non ha mai usato la cuffia. Hall è tutto un urlare, tirarsi cazzotti sul petto come un gorilla sotto acidi, mimare mosse da pugile. Uno spettacolo grottesco, a suo modo.
(Qui c’è il video, pessima qualità ma esaustivo, c’è pure un Van Den Hoogenband diciottenne).
Si tuffano.
Popov vince.
Hall rosica.
Aleksandr è il secondo nuotatore a riconfermare due titoli olimpici, prima di lui solo Johnny “Tarzan” Weissmuller difese e riconquistò il titolo in due Olimpiadi consecutive.

Succede, però, che il destino scelga d’essere baro e rio e un po’ stronzo e subito dopo i Giochi, Popov/Myškin torna a Mosca e si becca una coltellata a un fianco. Gli salvano la vita dopo un intervento interminabile e passa tre mesi in riabilitazione, perdendo chili di muscoli. Un anno dopo partecipa agli Europei di Siviglia e vince ancora.

Come il bene sul male.

Dopo l’aggressione si fa paraculamente battezzare e si sposa: non so cosa sia peggio, ma lo perdono.
Ci riprova a Sidney nel 2000 ma è “solo” argento” e lì fu chiaro che non era solo l’abdicare dello Zar, prima o poi sarebbe accaduto, era un’epoca che moriva.
Nel 2003, a 31 anni, ai mondiali di Barcellona, nuota con tempi migliori di quelli fatti registrare a 20. Poi, chiude male, malissimo, ad Atene 2004, a quasi 33 anni è il nuotatore più anziano, non riesce a centrare nessuna delle due finali, e sull’epoca morta e l’abdicazione non c’è più dubbio. I più scioccati furono gli avversari, Popov lasciò la scena sorridendo, ufficializzando l’addio a gennaio 2005.

La controparte malvagia di Popov/Myškin non è Gary Hall, ma Michael Phelps. Malvagia, insomma, riformulo: la controparte vanesia e ingorda di Popov è Phelps. Phelps è Parfën Rogožin che fa di tutto per avere Nastas’ja e poi la uccide. Phelps passerà alla storia per il cannibalismo pantagruelico delle sue vittorie, le 21 medaglie d’oro olimpiche scolpite nella pietra, le tre Olimpiadi consecutive che lo hanno incoronato re assoluto. Eppure, per me, Phelps ha ucciso il nuoto come Rogožin uccide Nastas’ja.
Bizzarro, poi: a coltellate.
Michael Phelps è Parfën Rogožin, ma questo ruolo, forse, spetta a tutta la schiera di nuovi nuotatori che, come facevano notare le vecchie glorie, non nuota, ma sta in palestra e poco in acqua. Da Ian Thorpe in poi abbiamo visto muscoli esplodere dalla linea del corpo, nulla a che vedere con l’eleganza di Sasha, il suo metro e 97 per 87 kg di corpo scolpito, una roba che ti fa effettivamente correre a battezzarti. I costumi tecnici, le cuffie di ultima generazione, sono tutte cose che Popov ha appena sfiorato, passando dagli slip al costume a metà coscia, mentre Thorpe era inguainato già come Cat Woman.
La nuotata di Popov viene ancora oggi considerata come il punto di riferimento tecnico nello stile libero. Se vogliamo parlare di eredità, quella di Aleksandr non è poca cosa. A Phelps/Rogožin le medaglie da record, a Popov/Myškin la nuotata dei campioni che verranno.
Io me lo ricordo, il principe zar Popov, pronto a entrare in piscina, dopo la coltellata, con quella lunga linea precisa che gli attraversava l’addome aperto dai medici e quella cicatrice a zig zag che brillava sul fianco. Milioni di altri ricorderanno il cannibale Michael Parfën Rogožin Phelps ma io, di mio, preferisco quelli in t-shirt e slip che abdicano dopo aver dato tutto e lasciato qualcosa anche agli altri. E non parlo degli avversari.
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